È da un po’ che non scrivevo nulla.
Presa dalle millemila cose che faccio, avevo dimenticato quanto per me sia importante tirare fuori le idee — lasciarle uscire, per potermi riorganizzare e continuare a costruire la mia visione.
Lo scorso weekend ho musicalizzato per la prima volta in una milonga del nord: una milonga trentennale, con una linea molto tradizionale.
E a questo punto, lo so, vi starete chiedendo: “E che ci facevi tu lì?”
Tutto è nato da una chiacchierata, durante la quale è emersa una frase che, purtroppo, sento sempre più spesso:
“Il tango sta morendo.”
E in effetti, se guardiamo bene, qualcosa di vero c’è.
Le stesse melodie, i ritmi prevedibili, le posture codificate, i passi ripetuti... rendono molte serate una routine più che un’esperienza.
Non è che il tango tradizionale sia noioso — anzi, la tradizione è il suo fondamento.
Ma come tutte le forme d’arte vive, anche il tango ha bisogno di evolvere e respirare per sopravvivere.
E così, durante quella serata, mi si è accesa una frase in testa:
“Nuevo ma non troppo.”
Non è uno slogan né un concetto astratto: è il mio modo di vedere il tango.
Significa prendere la struttura, l’armonia e il compás che conosciamo e lasciarsi contaminare da nuove sonorità, da sperimentazioni, da atmosfere diverse.
La musica alternativa – dal jazz contemporaneo all’elettronica, dal pop alle sperimentazioni sonore – porta elementi inattesi: pause, accenti diversi, timbri insoliti, ritmi spezzati.
E tutto questo crea uno spazio nuovo per la danza, e soprattutto per chi la danza la vive.
Quando il tango incontra altri mondi, succede qualcosa di concreto sulla pista:
Improvvisazione più viva: i ballerini devono ascoltare di più, reagire, creare sul momento.
Connessione più intensa: l’abbraccio diventa dialogo vero, fatto di ascolto e intuito.
Esperienza emotiva più forte: la sorpresa di un ritmo o di un suono inaspettato risveglia emozioni autentiche, che vanno oltre la tecnica.
Questo approccio non significa abbandonare la tradizione.
La struttura della tanda restano fondamentali.
La vera sfida è trovare l’equilibrio tra radici e innovazione: rispettare ciò che siamo, ma permettere alla musica di suggerire nuovi percorsi.
Per fortuna, molti DJ e musicisti hanno già iniziato a sperimentare questa fusione.
All’inizio può spiazzare o disorientare, ma chi accetta la sfida scopre un tango più vivo, più presente, più autentico.
Aprire le milonghe a nuovi suoni significa dare agli studenti e ai ballerini più esperti uno spazio dove esplorare, mettersi in gioco, tornare a emozionarsi.
Una pista che sorprende è una pista che unisce, che fa sentire vivi, che tiene in movimento la comunità tanghera a prescindere dal suo stile di ballo.
Come organizzatrice e musicalizzatrice, nel mio piccolo, provo a portare questa visione sulla pista:
alternando brani classici e nuove sonorità, creando un filo narrativo tra tradizione e innovazione;
inserendo cortine che invitano a reagire liberamente al ritmo, al suono, all’imprevisto;
inventando giochi per spingere i ballerini a concentrarsi sulla musica, sulla connessione, sulla creatività — più che sulla sequenza dei passi che, una volta finita, lascia solo l’amaro della ripetizione.
In conclusione, questo “nuevo ma non troppo” per me non è un rischio:
è un’opportunità.
È il modo migliore per rinnovare la passione, sorprendere chi balla, far respirare la comunità,
e ricordarci che il tango non è mai morto, finché c’è qualcuno che lo ascolta e lo sente davvero.
“Non c’è un tango vecchio e un tango nuovo. Il tango è uno solo. Forse l’unica differenza è tra chi lo fa bene e chi lo fa male.”
— Aníbal Troilo
Con queste parole in mente, ti invito a entrare nel mio mondo, un tango che è libertà e tradizione, tecnica e sentimento, abbraccio e gioco.
Il tango è un dialogo silenzioso, un segreto sussurrato tra due corpi che si cercano nel tempo e nello spazio.
Ed è per questo che ti dico, con tutta la dolcezza e la forza che ho nel cuore: vietato giudicare il mio tango.
Non è una difesa, né una sfida — è un invito a entrare in un mondo dove ogni passo racconta una storia di libertà, di passione, di radici profonde.
Spesso sento dire:
“Il tuo non è tango.”
“Il tango si balla solo sulle note delle orchestre tradizionali, non su ritmi moderni.”
“Il tango nuevo non è tango.”
A queste parole rispondo con un sorriso che sa di malinconia e speranza, e come dice il caro Troilo (che di tango forse ne sapeva più di me e più di te) il tango non è vecchio né nuovo. Il tango è buono quando è fatto con il cuore, con la memoria del corpo e con la capacità di ascoltare la musica, il pavimento, l’altro.
Un tango fatto bene è un abbraccio che respira, un gioco a quattro — musica, pavimento, me e il mio compagno — che danza tra il rigore della tecnica e la magia dell’improvvisazione.
E quando inciampo, quando il passo tradisce la perfezione, trovo in quell’imperfezione una nuova possibilità, un respiro più profondo, una forma nuova di poesia.
A chi teme di non essere abbastanza — abbastanza bravo, elegante, esperto — dico: lasciati andare. Abbandonati alla musica, diventa uno con il pavimento, e senti l’abbraccio che ti avvolge. È un momento unico, irripetibile, dove ogni giudizio si dissolve e rimane solo l’amore per la danza.
In milonga, gli sguardi si posano sui piedi, sui movimenti, ma pochi vedono ciò che accade nell’abbraccio, quel mondo invisibile dove scorrono emozioni, timidezze, coraggio. Chi giudica solo da fuori si perde l’essenza del tango: l’intensità, la libertà di creare, la magia di un istante che nessuno potrà mai replicare.
Così, al giudice — dentro e fuori di me — scrivo questa lettera:
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Cara voce che giudica,
So che ti piace mettere tutto in una scatola: il “vero” tango, il “giusto” passo, la musica “degna”. Ti immagini un mondo ordinato, con regole scritte e un copione da seguire. Ma lascia che ti racconti un segreto: il mio tango è un ribelle gentile, un abbraccio che ride in faccia alle aspettative e poi si fa serio quando serve, come un amante che conosce il valore del silenzio.
Vedi, non sono qui per ballare la perfezione. Non sono qui per omaggiare pedissequamente un passato scolpito, né per disegnare un futuro che calchi sentieri già tracciati. Il mio tango è un dialogo — a volte sussurrato, a volte esplosivo — tra la memoria del corpo, la musica che scorre, il pavimento che racconta storie e il mio partner che mi sfida e mi abbraccia.
Quindi, caro giudice, se proprio vuoi guardare, fallo con occhi nuovi. Non cercare il passo giusto, ma il passo vero. Non ascoltare solo il ritmo, ma anche il respiro. Non misurare l’abbraccio, ma lasciati avvolgere.
E se proprio senti il bisogno di dire qualcosa, ti prego: fallo ballando con me.
Con affetto e un sorriso sornione,
Il mio tango libero e imperfetto
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Il mio tango è un ribelle gentile, un abbraccio che sfida ogni aspettativa ma rispetta profondamente la tradizione. È un invito a ballare senza paura, senza catene, senza giudizi.
Perché alla fine, il tango vero non si giudica: si sente.
04/07/2025
Oggi, nel giorno in cui è andato via da questo mondo (4 luglio 1992), io mi inchino non tanto davanti a un monumento, ma davanti a un incendio.
Quello che Astor Piazzolla ha acceso nel cuore del tango — e nel cuore di chi ha osato ascoltarlo davvero.
Nacque nel 1921 a Mar del Plata, ma fu figlio di New York, di jazz e grattacieli, di Bach e coltelli.
A otto anni ricevette un bandoneón, e invece di abbracciarlo, lo divorò.
Ci mise dentro il suo respiro e la sua guerra.
Astor non voleva suonare per i ballerini.
Li detestava quando danzavano senza ascoltare.
Quando facevano del tango una cartolina sbiadita, un’abitudine.
Lui voleva ferire, sorprendere, aprire feritoie nei cuori chiusi.
Disse una volta:
"Il tango è morto. Io lo sto resuscitando, ma non come volete voi.”
Così nacque il Tango Nuevo.
Non un’evoluzione, ma un’esplosione.
Prendeva il ritmo del cuore e lo spezzava.
Portava il silenzio nei punti dove tutti si aspettavano l’enfasi.
Gridava dove gli altri sussurravano.
Un tango da "sentire", non solo per camminare.
Lo chiamarono pazzo.
Ma era solo avanti.
Avanti di trent’anni, eppure perfettamente presente.
Piazzolla era questo: una disobbedienza sonora, una poesia tagliente, un tango che non chiede il permesso, ma ti costringe a riscoprire cosa significhi sentire... con l'anima.
Oggi, Astor non è polvere.
È cenere viva, che ancora scalda le dita dei musicisti, che ancora brucia sotto i piedi dei danzatori che osano rischiare.
Che ascoltano prima di muoversi.
Che tremano, ma non si nascondono.
Per i ballerini, oggi, danzare Piazzolla non è più un'eresia.
È un atto di libertà.
È un esperimento continuo.
È ascolto che diventa corpo, corpo che si fa strumento.
E allora oggi, in questo anniversario, io lo ringrazio, non per aver conservato il tango...
Ma per averlo amato tanto da volerlo cambiare.
E se anche tu senti che il tango è un terreno vivo, che pulsa sotto i piedi e nel petto, non avere paura di ascoltare Piazzolla, di danzarlo, anche quando ti disorienta.
Perché là, dove la musica si fa sfida, lì c’è la vera libertà.
Con amore e disobbedienza,
- La Bizzarra
04/07/2025
Entro in milonga, come ogni volta, con quell’emozione leggera che mi scorre tra le scapole.
Luci basse, il profumo dell'estate, le prime note che salgono come un invito segreto.
Mi sistemo. Respiro. Aspetto.
Ed eccolo.
Lui.
Il cascamorto di turno.
Cammina come se fosse il protagonista di un film muto, ma con i suoni sbagliati. Il petto in fuori, il sorriso scolpito, lo sguardo da telenovela argentina d’annata.
Mi punta da lontano.
Sorride.
Inclina la testa.
E io penso: no, ti prego, stasera no.
Ma lo fa. Si avvicina con quella sicurezza stropicciata che ha più a che fare con l’inconsapevolezza che con il carisma.
— "Balliamo?"
Non c’è mirada. Non c’è silenzio. Solo un’invasione.
Vorrei dire di no. Vorrei.
Ma la sala è piena di donne sedute, gli uomini scarseggiano come taxi alle tre di notte, e io… io ho voglia di danzare.
Accetto.
Tradendo me stessa un po’.
Si attacca a me come carta moschicida. Mi parla durante tutta la tanda, mi racconta di sé, di quanto lo amano “tutte”, di quando ha ballato a Buenos Aires (con chi, non è chiaro).
Ogni passo è un’occasione per stringere troppo, per invadere, per esagerare.
Io mi faccio leggera. Invisibile.
Cerco il mio centro e lo proteggo come un fuoco fragile.
La tanda finisce.
Si inchina.
Scompare.
E io mi siedo, respiro, e trattengo una risata. Perché il cascamorto non fa nemmeno più rabbia: fa tenerezza.
È così preso dal suo personaggio che dimentica il contesto. Non danza con te: danza con la sua idea di essere irresistibile.
E la cosa più triste è che sa benissimo che molte donne diranno di sì pur di non restare sedute.
Lo sa, e se ne approfitta.
Non è un invito, è una trappola.
Non è una cortesia, è un calcolo.
E allora mi chiedo: quante volte accettiamo per non perdere il treno, anche se quel treno ha i finestrini chiusi e puzza di vecchi profumi?
Il tango merita di più.
Merita l’attesa giusta. Lo sguardo che cerca e non pretende. L’abbraccio che accoglie, non stringe per possesso. Merita silenzi che parlano più delle parole.
Così me ne sto lì, di nuovo seduta, stavolta con un sorriso vero.
Non mi alzerò per noia.
Non mi alzerò per abitudine.
Mi alzerò solo per chi danza con me, non con il suo ego.
E chissà, magari il prossimo sarà uno di quelli rari. Quelli che ti guardano come se fossi l’unica. Non perché vogliono conquistarti, ma perché ti stanno davvero ascoltando.
Nel frattempo, mi godo la tanda. Seduta.
Ma pienamente presente.
Perché anche da ferma, si può danzare.
Dentro.
Se pensate che il tango sia solo “camminare abbracciati”, fermatevi qui.
Se invece avete già comprato il vostro primo paio di scarpe glitterate ✨, avete guardato tutorial su YouTube alle due di notte 📱, avete discusso per mezz’ora sul perché la marca di scarpe “X” sia meglio della “Y” 👠👠, allora siete già entrati nel vortice.
Il tango, amici miei, non è una semplice danza.
È un’epica psicodrammatica in 8 tempi, una terapia di gruppo con abbraccio incorporato, un viaggio esistenziale tra ego, ansie e illuminazioni mistiche 🌌.
Oggi vi porto a conoscere quattro esemplari rari — ma diffusissimi — che popolano ogni milonga.
E chissà… magari vi riconoscerete. O riconoscerete il vostro vicino di tanda.
Spoiler: ci siamo passati tutti. Qualcuno ci è rimasto. Qualcun altro ci ritorna regolarmente, come il ciclo delle stagioni. Il tango, alla fine, è un viaggio interiore con le scarpe belle. 👞❤️
🌱 1. Il Principiante Illuso
(alias: "l’entusiasmo cosmico in scarpe nuove")
Lo riconosci subito.
Occhi lucidi, sorriso fisso, cuore spalancato come l'Avenida 9 de Julio 🚦.
È appena entrato nel meraviglioso mondo del tango e già parla come se stesse scrivendo la sceneggiatura del prossimo film argentino candidato all’Oscar 🎬.
Ha preso tre lezioni — sì, solo tre — ma si sente già pronto. Prontissimo.
Già sogna Buenos Aires, i tramonti sul Río de la Plata, e il suo primo abito da milonga è stato ordinato prima ancora di imparare a cambiare peso 👗.
Frase tipica:
“Il tango mi ha cambiato la vita.”
(Il bello è che è vero. Solo che non sa ancora quante vite cambierà nel frattempo.)
Il Principiante Illuso crede che il difficile sia “imparare i passi”.
Ancora non sospetta che i passi sono solo l’ingresso di un labirinto meravigliosamente complicato.
🌿 2. L’Intermedio Presuntuoso
(alias: “ora vi faccio vedere io”)
Il suo motto è semplice: “Io ormai ballo.”
Superato il primo corso base, si sente in cima al monte Aconcagua 🏔️.
YouTube è il suo secondo maestro 🎥.
Colgados, volcadas, ganchos, enrosques: tutto sperimentato sulle partner ignare.
Fa il giro della milonga, come un esploratore in cerca di prede danzanti 🕵️♂️.
Frase tipica:
“Sai, io sto lavorando molto sulla musicalità…”
La sua espressione durante il ballo è serissima: ogni tanda è come un esame di ammissione all’Opera di Parigi 🎭.
Il suo problema principale?
Non ha ancora capito che la vera musicalità non sta nei passi, ma nel silenzio tra un respiro e l’altro.
🌾 3. L’Avanzato Nevrotico
(alias: “il tango come terapia intensiva”)
Qui entriamo nel regno dell’ossessione raffinata.
L’Avanzato Nevrotico non dorme più 🌙❌.
Rivede i video in slow motion, come un detective su una scena del crimine 🕵️♂️🎞️.
Misura il proprio asse col righello, calcola l’intenzione dell’abbraccio con l’intensità di un romanziere russo 📏📖.
Frase tipica:
“Secondo te... la mia proposta di pivot era chiara? Ho caricato troppo l’energia?”
Ogni milonga è accompagnata da un senso di colpa e da almeno due autocritiche post-serata.
Per loro il tango non è più solo danza: è un esame esistenziale permanente.
🌳 4. Il Milonguero Filosofo
(alias: “l’illuminato che non sbaglia mai — perché balla poco”)
Lui è l’essere superiore della pista.
Ha superato da tempo la fase degli stage, delle variazioni, degli otto moduli di musicalità e delle discussioni infinite su asse e intenzione.
Adesso è nella fase: “il tango si sente, non si studia”.
Arriva in milonga con il suo passo misurato da guru del mate 🍵.
Si siede.
Osserva.
Osserva ancora.
Invita solo quando percepisce che l’energia della sala è allineata con i suoi chakra ✨ (che, tradotto, significa: quando c’è una ballerina avanzata libera).
Frase tipica:
“Io cerco solo la connessione, tutto il resto è rumore.”
Il Milonguero Filosofo ha un talento straordinario: riesce a trasformare qualsiasi mancanza tecnica in un profondo atto poetico.
Se perde l’equilibrio?
“È il flusso naturale dell’energia.”
Se non interpreta la musica?
“Sto lasciando spazio al respiro del silenzio.”
Se sbaglia l’ingresso nella tanda?
“Non è ancora il nostro momento.”
Per lui la milonga è un tempio e lui ne è il monaco laico, l’eremita illuminato 🧘♂️.
Ma non provate mai a discutere con lui di tecnica:
la considera un’invenzione per insicuri.
Il suo vero superpotere?
Sbaglia pochissimo... perché balla pochissimo.
Se c’è una cosa che il tango insegna, è che nessuno è mai davvero “arrivato”.
Siamo tutti in quella folle girandola di passi, emozioni e piccoli disastri coreografici — e va bene così 🎭.
Il Principiante Illuso ci ricorda che si può cominciare sempre con il cuore spalancato, anche se i piedi inciampano.
L’Intermedio Presuntuoso ci insegna a volare alto... anche se ogni tanto si schianta contro un muro invisibile.
L’Avanzato Nevrotico ci mostra che anche i più esperti sono prigionieri dei dubbi e delle mille domande (e che va bene farsi qualche domanda di troppo).
Il Milonguero Filosofo, infine, ci regala la pazienza e la leggerezza di chi sa che il vero segreto non è il passo perfetto, ma il piacere di esserci, abbracciati e vivi 🤗.
Quindi, la prossima volta che entri in milonga, prova a riconoscere questi personaggi… e perché no, anche un po’ te stesso.
Perché nel tango — come nella vita — la cosa più bella è proprio il viaggio, con tutte le sue stravaganze, le risate, le cadute e i piccoli momenti di poesia 🎶.
E se ti senti perso, ricorda:
la musica non smette mai di suonare. Basta solo scegliere di ballare. 💃🕺
C'è una cosa che succede spesso nelle milonghe e forse l’hai notata anche tu... 👀
Ci guardiamo intorno, facciamo la solita panoramica da rapaci 🦅, e iniziamo subito a fare classifiche.
Chi è bravo ⭐, chi è “passabile” 🤷, chi “non fa per me” 🙅♀️.
A volte basta uno sguardo 👁️, un dettaglio nell’outfit 👠, il modo in cui uno cammina e tac: giudizio servito. ⚖️
Succede in un lampo ⚡, quasi senza accorgercene. E lì, tra una tanda e l’altra 🎶, inizia lo spettacolo: la danza non delle connessioni… ma dei preconcetti 🤨.
“Lui balla così, lei balla colà” C’è chi si siede 🪑 e sfodera la lista delle “tande che non ballerò mai” (già prima che parta la musica) 🎧.
Chi seleziona solo ballerini o ballerine con il bollino di qualità: noti, ben vestiti, socialmente approvati 💅✨. Chi esclude chiunque non rientri nel proprio schema estetico, tecnico o… astrale 🔮.
E lo capisco eh, tutti abbiamo le nostre preferenze 🤷♂️.
Ma il punto è un altro: quante occasioni ci perdiamo per colpa di questa mania di sapere già tutto prima? 🤔
Quanti abbracci potenti, delicati, sorprendenti abbiamo rifiutato solo perché ci sembrava che “non fosse il nostro stile”? 🤯💔
Quante persone non abbiamo mai nemmeno guardato davvero, convinti che “non siano al nostro livello”? 🙈
Livello di che, poi? Del nostro ego? 🧠📈
La presunzione è quella vocina che ti sussurra: “Io so già con chi vale la pena ballare” 😤. Il pregiudizio, invece, ti risponde: “E so anche con chi NO” 🙄. E insieme fanno disastri 💥.
Ti fanno pensare che quel tipo con le scarpe sbagliate 👞 non possa sorprenderti. Che quella donna che balla “diverso da te” 💃 non possa regalarti una tanda indimenticabile ✨.
Che se qualcuno non fa parte del tuo giro, non sia degno del tuo tempo ⏳.
E intanto, il tango – quello vero, fatto di ascolto, di rischio, di incontro – se ne va da un’altra parte 🚶♀️🎭.
Ma fuori dalla milonga… è uguale 🌍
Perché diciamocelo: quello che facciamo in milonga è spesso uno specchio della vita fuori 🪞. Quante volte evitiamo persone, esperienze, posti, occasioni… per lo stesso motivo? 🚷
Perché abbiamo già deciso in anticipo che “non fanno per noi” 🚫.
Magari non andiamo a quel corso 📚, non ci iscriviamo a quell’evento 📆, non parliamo con quella persona 🗨️… E tutto questo solo perché la nostra idea di “giusto” e “sbagliato” si è messa comoda sul divano 🛋️ e non vuole sentire ragioni 🙉.
E così ci perdiamo pezzi di mondo 🌐💫.
Nel tango e nella vita, i momenti che ricordiamo davvero non sono quelli programmati al millimetro 📏. Sono quelli che ci sorprendono 😮. Quel ballo con uno sconosciuto che ti ha fatto battere il cuore ❤️, quella serata a cui non volevi nemmeno andare 😒, quella persona che pensavi “mah…” 🤨 e invece… 😍
E allora perché continuiamo a farci guidare da cataloghi mentali 🗂️, etichette 🏷️, storie già scritte 📖?
Perché abbiamo così paura di sbagliare tanda… da non rischiare mai un vero incontro? 💔🤝
Il tango non è solo una danza, non è solo musica: è soprattutto una trama di relazioni. Quando parliamo di comunità tanguera evochiamo l'immagine di un mondo parallelo, fatto di abbracci, codici impliciti, riconoscimenti silenziosi. Ma oggi, più che mai, questa idea di comunità è chiamata a rinnovarsi — o rischia di dissolversi.
🧩 L'origine: la comunità come rifugio
Nato nei porti e nei sobborghi di Buenos Aires e Montevideo, il tango ha preso forma tra persone che cercavano consolazione, identità e legami. La comunità tanguera, fin dall'inizio, è stata una famiglia elettiva, un luogo di incontro per anime sradicate, dove l'abbraccio era più di un gesto: era un bisogno vitale.
Il tango non era solo intrattenimento: era sopravvivenza emotiva.
🌪️ Il presente: trasformazioni, crisi e la corsa all'oro
Negli ultimi decenni, con la globalizzazione, la comunità ha attraversato mutamenti radicali:
Internazionalizzazione Festival, maratone, raduni internazionali hanno reso il tango una lingua planetaria. Ovunque si balla, si insegna, si organizza. Ma ovunque si corre anche il rischio di smarrire l'anima per rincorrere la superficie.
Ibridazione culturale Le nuove generazioni contaminano il tango con altre danze, altri linguaggi corporei. Questa spinta crea innovazione, ma anche frammentazione, lasciando spesso confini sfumati tra ricerca autentica e mode effimere.
Cambiamenti sociali Il risveglio verso temi come consenso, inclusione, fluidità di genere ha messo sotto pressione i vecchi codici del tango. Ruoli di leader e follower, modalità di invito, etichette sociali, tutto è in discussione.
La corsa all'oro del tango: Con la crescita della popolarità, il tango è diventato prodotto, mercato, brand. Scuole che sfornano ballerini come prodotti in serie, eventi che vendono l'illusione di un'emozione autentica, spettacoli dove l'abbraccio diventa coreografia senz'anima. Gli insegnanti competono per la visibilità, gli organizzatori fanno a gara a chi raduna più nomi noti, le milonghe si trasformano in showroom. Sempre più spesso si balla per apparire, non per sentire. In questa corsa sfrenata, il tango rischia di perdere la sua anima più profonda: l'incontro sincero, fragile e irripetibile tra due persone.
🌱 Una nuova comunità: più consapevole, più umana
Eppure, tra le crepe, germogliano nuove possibilità..... Se vogliamo, possiamo riscrivere il significato di comunità tanguera oggi, guardando oltre il luccichio delle mode:
Coltivare il consenso e il rispetto Non bastano più regole implicite. Servono inviti chiari, libertà di rifiutare, spazi sicuri per tutte le persone che ballano.
Superare gli stereotipi di ruolo Leader e follower non sono più incatenati al genere. Il tango si apre alla fluidità, all'esplorazione, alla libertà.
Accogliere la diversità Corpi, età, stili, provenienze diverse devono trovare cittadinanza. Il tango può essere uno spazio di inclusione radicale, o non sarà più tango.
Preservare l'intimità autentica In un mondo che tutto spettacolarizza, la vera ribellione è custodire il miracolo silenzioso di due persone che si incontrano, ascoltandosi.
Restituire autenticità all'incontro Resistere alla tentazione di "vendere" il tango, e tornare a viverlo come atto intimo, atto gratuito, atto umano.
La comunità tanguera del futuro sarà viva se saprà scegliere: Tra vendersi o coltivarsi. Tra imitare o inventare. Tra consumare e sentire.
Forse il tango sopravviverà non grazie ai suoi grandi eventi scintillanti, ma grazie a chi, in una piccola milonga dimenticata, continua a danzare per bisogno di umanità, non per spettacolo.
E allora, la vera domanda è: Noi, che tango vogliamo ballare?
Lo scorso fine settimana mi sono ritrovata a ballare in una nota milonga romana. Musica splendida, bella energia, atmosfera accogliente… E la ronda? Bella. Tonda. Scorrevole.
Ma… c’era qualcosa che stonava. Un dettaglio che non riuscivo subito a mettere a fuoco, ma che disturbava l’armonia complessiva. Una sensazione sottile, come quando tutto sembra funzionare ma senti che manca un ingranaggio.
Tornata a Napoli, quasi come se l’universo avesse voluto darmi una risposta, mi sono ritrovata a partecipare a una lezione speciale con quattro coppie di maestri. Il tema? Proprio questo: La ronda.
E allora, ho pensato: parliamone....
cosa ci sfugge davvero?
La ronda è uno degli elementi più affascinanti e più sottovalutati del tango. Spesso viene completamente ignorata ed invece è la struttura portante della milonga.
Perché senza una ronda armoniosa, nessuno balla davvero bene. Non importa quanto sei bravo o brava: se la ronda non funziona, tutti ne risentono.
La ronda serve a mantenere l’armonia in pista, e non solo per una questione di bellezza o fluidità. Parliamo anche di sicurezza: una ronda ordinata permette a ogni ballerino di esprimere la propria danza senza dover schivare attacchi di boleos inconsulti o agganci pericolosi che possono compromettere l’esperienza – o peggio, fare male.
Gavito diceva: "Io vado in milonga per divertirmi, gli altri dovrebbero imparare a ballare la ronda." E come dargli torto?
Non è una questione di esperienza. Non è colpa dei principianti. Spesso è semplicemente mancanza di consapevolezza.
Non sappiamo come si entra. Non sappiamo come si sta.Non sappiamo come si gira. Non sappiamo quando uscire.
E tutto questo genera confusione, frustrazione, piccoli (o grandi) incidenti e una generale perdita di armonia.
«la ronda non è un campo di battaglia: è uno spazio condiviso dove ogni coppia danza nel rispetto delle altre».
E questo significa anche evitare movimenti spettacolari e pericolosi quando la pista è affollata. La ronda non è semplicemente un insieme di coppie che ballano contemporaneamente. È una danza collettiva. Un organismo vivo.
Rispetto, attenzione e piccole regole condivise la trasformano in qualcosa di straordinario.
La prossima volta che entri in pista, prova a guardarla davvero. Ascolta come si muove. Come respira. E chiediti: sto danzando con il/la mia partner… o con tutta la ronda?
Su questi argomenti l'amico Michele Galdi ha scritto un piccolo flyer che potete chiedermi in privato.
Ci vediamo in pista! 🎶💃🕺
Ah, la musicalità nel tango! Un viaggio senza fine, una caccia al tesoro in cui il premio non è un forziere pieno d’oro, ma la gioia di ballare con un partner che sembra leggerti nel pensiero.
Oggi, voglio condividere con te quella che è la mia esperienza di viaggio in questo mondo surreale della musica…. E del tango!!
La musicalità ha due aspetti principali:
1. Ascoltare la musica e percepirne le emozioni.
2. Tradurre la musica nel movimento, creando un dialogo con il partner.
Il tango non è solo una sequenza di passi, è un linguaggio che si parla in due. La musicalità è la chiave per una connessione autentica nella coppia: quando entrambi sentono la musica nello stesso modo, ogni passo diventa un dialogo e non un’imposizione. Ecco perché è fondamentale sviluppare questa sensibilità insieme al proprio partner di ballo.
Il primo passo? Allenare l’orecchio e il cuore. Puoi iniziare ascoltando le grandi orchestre classiche come D’Arienzo, Pugliese e Di Sarli, cercando di sentire il battito del tango. Ma attenzione! Oggi il tango si è evoluto, e accanto ai classici troviamo orchestre moderne come Sexteto Milonguero o Otros Aires, che mescolano tradizione e innovazione. E poi c'è il tango alternativo, che ti sfida con sonorità nuove ma non per questoprive di emozioni da trasmettere in un ballo!
La Mappa della Musicalità
Per navigare meglio tra i suoni del tango, ecco alcuni elementi fondamentali da riconoscere nelle canzoni:
Base ritmica: il battito che guida i tuoi passi, tra marcato in 4, in 2, sincopi e il famoso 3-3-2.
Melodia principale: il cuore emotivo della musica, che può essere lirico o ritmico.
Ponti musicali: quei momenti in cui la melodia si prende una pausa per lasciar spazio a nuovi accenti.
Controcanto: una seconda voce nella musica che gioca con la melodia principale e ti invita a creare contrappunti nei tuoi movimenti.
Come Applicarlo al Ballo?
Per ballare con musicalità, devi sviluppare una connessione profonda con la musica e il partner. E qui entra in gioco la tua creatività! Una pausa ben piazzata può valere più di mille passi. Un accento musicale può trasformarsi in un piccolo salto, una camminata più marcata o un abbraccio più intenso.
E le Nuove Sonorità?
Se il tango tradizionale è una poesia d’amore sussurrata all’orecchio, il tango moderno è una dichiarazione d’amore gridata in una piazza affollata! Le nuove orchestre reinterpretano i classici con strumenti diversi, ritmi inaspettati e una freschezza che spinge i ballerini a nuove sfide interpretative. E il tango alternativo? Beh, lì puoi trovarti a ballare su brani di Gotan Project, Bajofondo che grazie alle nuove sonorità, sempre e comunque attinenti a quelle che sono le partiture di un tango, ci spingono a sperimentare emozioni, passi e pause regalando interpretazioni uniche ad ogni ballerino..
Il Mio Consiglio:
Non temere di esplorare! Prova a ballare su vari stili, gioca con il ritmo, lasciati trasportare dalle emozioni della musica. E se vuoi affinare il tuo orecchio, cerca insegnanti che abbiano fatto della musicalità la loro missione.
Il tango è un viaggio, e la musicalità è la bussola che ti guiderà verso un ballo più intenso, espressivo e, soprattutto, divertente!
Sei pronto a partire? Metti le scarpe da ballo, apri le orecchie e lasciati trasportare dalla magia della musica!
Ci vediamo in pista! 🎶💃🕺
Chiudo gli occhi per un istante. Mi lascio sospendere nel tempo, cullata dal fluire della musica.
Ogni nota è una goccia d’acqua che accarezza la pelle, ogni battito un’onda leggera che mi trasporta nelle mie emozioni più profonde.
Nel tango, almeno per me, ogni tanda è come un tratto di fiume che scorre tra sogni, emozioni e ricordi, modellandosi dolcemente attorno a chi con me, segue la musica dipingendo storie nell'aria con passi intrecciati.
Lo immagino un fiume: a tratti scorre lento e profondo, in altri punti si fa rapido e giocoso, in altri ancora si ferma quasi immobile in una pozza di quiete.
Così sono le tande…
Alcune sono intense e avvolgenti come un abbraccio stretto su un brano passionale, altre sono leggere e sbarazzine, come un gioco intimo che mi fa sorridere tra un passo e l'altro. Poi ci sono quelle inaspettate, quelle che pensavo fossero prevedibili e invece, con la persona giusta, si trasformano in un viaggio sorprendente, in un battito che diventa respiro comune.
Ogni tanda si adatta a me e io mi adatto alla tanda. Se sto ballando con qualcuno per la prima volta, il primo tango è un’esplorazione, un invito silenzioso a sintonizzarci l’uno sull’altro, il secondo ci porta più dentro la musica, come un ponte di sospiri e complicità, il terzo ci fa sentire parte di un dialogo senza parole, un racconto intimo scritto sui pavimenti della milonga. E se poi la connessione è magica, l'ultimo brano arriva troppo in fretta, lasciando nell’aria il desiderio sospeso di un’altra tanda.
Le emozioni cambiano ad ogni brano, con ogni persona, proprio come il letto del fiume cambia a seconda del panorama che incontra. Con alcune persone il flusso è naturale, senza ostacoli, un viaggio sereno sotto un cielo limpido; con altre ci sono curve e rapide inaspettate, un vortice che trascina, che travolge. Ma è proprio questa varietà che rende ogni tanda un’esperienza unica, un frammento irripetibile di poesia in movimento. Non esiste una tanda perfetta, ma solo quella giusta per quel momento, per quello sguardo, per quell’abbraccio.
A volte sono in sintonia con la musica e con l'abbraccio, altre volte no, ed è normale. Ciò che conta è lasciarmi trasportare, come un ruscello che segue il suo corso senza resistenze, come il vento che accarezza le acque e le spinge verso nuove direzioni.
Quindi ricorda la prossima volta che entri in pista: il tango scorre come un fiume…. Lasciati cullare dalle note, abbandonati nell’abbraccio e segui la corrente…. Sicuramente sarà una fantastica esperienza!
Ci vediamo in milonga! 💃🕺
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